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La cosiddetta “seconda ondata” di Covid-19 in Italia ha portato con sé non soltanto i rischi per la salute che ormai abbiamo imparato a conoscere, ma anche nuovi provvedimenti volti a contenere i contagi, con il loro strascico di conseguenze economiche negative, che si aggiungono ovviamente a quelle causate dalla pandemia di per sé.
Senza entrare nel merito dei contenuti di queste decisioni, che continuano peraltro a cambiare in base all’andamento della curva epidemiologica, un aspetto diventa particolarmente rilevante per chi, come noi, si occupa di noleggi.
Diventa rilevante adesso non perché non lo sia sempre, anche nei momenti ordinari della nostra attività e di molte altre, ma semplicemente perché la crisi pandemica dà a questo problema un nuovo peso, con nuove sfaccettature. Stiamo parlando del tema degli insoluti di pagamento delle fatture, o in generale dei ritardi non supportati da giustificati motivi.

Perché non pagare le fatture in questo momento diventa ancora più dannoso?

È chiaro che chiunque può trovarsi in situazioni di sofferenza di liquidità non previste, che indipendentemente dalla propria volontà o dalla propria pianificazione, possono rendere inevitabile la richiesta di ulteriori dilazioni di pagamento non programmate o la necessità di rinegoziare i termini, chiedendo aiuto alle banche.
Non si parla quindi di chi agisce in buona fede. Il problema è infatti chi utilizza questo come modus operandi ordinario, causando magari egli stesso proprio tale sofferenza di liquidità nei propri fornitori e creando così circoli viziosi con effetti dannosi sull’intero sistema.
In tempi di Covid-19 viene facile per alcuni utilizzare questa motivazione per giustificare questa maniera di operare sul mercato. Questo perché esiste sempre qualcuno che pensa di poter essere più furbo degli altri e sfruttare la situazione a proprio vantaggio.
Ma magari anche perché semplicemente in alcuni casi non si possiede quella cultura imprenditoriale – che in molti casi si tratta anche solo di buon senso basilare – che consente di capire che un comportamento del genere finisce per ripercuotersi presto o tardi anche su chi lo mette in atto. Perché ovviamente i vantaggi tratti in questo modo, sono molto effimeri e anzi, rischiano di tornare indietro in senso negativo con gli interessi.

Il noleggio è una questione di fiducia. Gli insoluti di pagamento rompono un patto.

Il nostro mondo, quello del noleggio, più di altri si basa su un patto di fiducia con il cliente. Noi offriamo mezzi, in certi casi anche molto costosi, mettendoci, in questo modo, direttamente nelle mani del cliente. Dal suo uso responsabile, dal suo impegno a servirsene e prendersene cura come se fossero suoi, dipende in sostanza la nostra possibilità di andare avanti.
La stessa cosa vale per la correttezza nell’onorare gli impegni di pagamento. E se questo vale naturalmente in tutti i settori, in questo, ci sono delle peculiarità di cui tenere conto.
Più nello specifico, infatti, l’investimento iniziale delle aziende che operano nel campo dei noleggi è già di per sé un sostegno alla liquidità del sistema. Nel senso che la nostra esposizione monetaria, che avviene a monte del processo, permette a chi usufruisce dei nostri mezzi e delle nostre attrezzature, di non esporsi a sua volta. Interrompere questo patto quindi ha un doppio effetto sulla fluidità del circolo di liquidità: uno immediato sul noleggiatore specifico, e uno sul sistema più a medio termine.
Ricadute non istantanee, queste ultime, ma non a lunghissima scadenza, soprattutto se il sistema si trova già in una situazione di sofferenza proprio a causa di una crisi generalizzata, creata nel momento attuale dalla pandemia.
Come spesso accade, insomma, tenere conto delle ricadute delle proprie azioni – economiche, ma non solo – sui sistemi nel loro complesso è un buon modo per regolarsi e, in fin dei conti, spesso tutelare anche i propri interessi.

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